La Cistite interstiziale può essere definita come SINDROME DELLA VESCICA DOLOROSA.
Questa patologia determina modificazioni strutturali a livello della parete della vescica che comportano un progressivo deterioramento dell’attività dell’organo stesso, fino ad un azzeramento completo della funzione qualora non venga diagnosticata tempestivamente, spesso debilitante, di tipo infiammatorio, caratterizzata da disturbi della minzione e dolore intenso durante il riempimento della vescica, sintomi che si attenuano dopo la minzione.
Colpisce per il 90% il sesso femminile.
Tutte le età sono interessate persino quella pediatrica.
I SINTOMI CLASSICI SONO:
- dolore vescicale
- dolore pelvico e soprapubico
- bruciore vescicale
- aumento della frequenza minzionale, 10-40 volte nelle 24 ore.
Tali sintomi si aggravano nel corso degli anni, peggiorano durante il riempimento della vescica e migliorano una volta che la vescica si è svuotata.
È riscontrabile unicamente attraverso esami diagnostici e di laboratorio. Il mancato sollievo dei sintomi per un lungo periodo causa disturbi del sonno, sonnolenza al risveglio, affaticabilità, ansia e depressione. Un aggravamento dei sintomi si può osservare, inoltre, nel periodo mestruale, in momenti di elevato stress emotivo e dopo l’assunzione di particolari bevande e/o cibi come caffè, alcol, agrumi, pomodori e cioccolato.
Trattamento conservativo
Allo stato attuale si può dire che non esista una terapia riconosciuta per la cistite interstiziale, considerando che la causa non è ancora stata ben individuata. I trattamenti utilizzati presentano inoltre un’efficacia differente da paziente a paziente, anche se in generale i risultati sono spesso buoni in caso di diagnosi precoce.
Non esiste un’unica modalità di trattamento perché vanno analizzati comportamenti e sintomi variabili da persona a persona. Certamente un ruolo importante è svolto dal trattamento della muscolatura pelvica ed esercizi correlati svolti in collaborazione con un terapista esperto.
Viene inteso come intervento riabilitativo il consolidamento della muscolatura pelvica con lo scopo di migliorare il dolore e l’elasticità del pavimento pelvico.
Spesso si pensa erroneamente che il problema sia solo quello di dover irrobustire la nostra muscolatura pelvica, rendendola più forte e tonica, ma molto spesso accade invece il contrario: occorre cioè imparare a rilassare una muscolatura fin troppo contratta e chiusa magari dalla paura.
Se il pavimento pelvico perde la sua capacità di contrarsi (a causa per esempio del parto, o per degenerazione dovuta all’avanzare dell’età, o per indebolimento da mancato allenamento) può dare luogo a incontinenza di urina, di feci e di gas e al prolasso (discesa verso il basso) degli organi da esso sostenuti.
Se al contrario è costantemente contratto provocherà sintomi diversi: sensazione di mancato svuotamento della vescica, dolori durante i rapporti sessuali o penetrazione sessuale difficile, dolore pelvico, assenza di orgasmo, difficoltà di evacuazione, senso di peso anale o vescicale, cistite.
La paura del dolore inoltre toglie alla donna anche l’ eccitazione sessuale. In situazioni normali un abbondante afflusso di sangue forma attorno alla vagina come una specie di cuscinetto, che protegge la vescica ammortizzando gli urti contro la vescica provocati dal rapporto. In mancanza di eccitazione viene meno questa funzione di ammortizzatore dei vasi sanguigni pieni di sangue e la vescica è sottoposta a trauma meccanico da rapporto. La consegenza sarà un’infiammazione vescicale dolorosa.
I RISULTATI dipendono da moltissimi elementi legati al tipo ed entità del disturbo, ma soprattutto dalla disponibilità a fare spazio nella propria vita a questo cammino fatto anche di lavoro pratico da eseguire quotidianamente, un allenamento che può benissimo sovrapporsi anche all’attività quotidiana. Soprattutto, la donna potrà trovare in questo lavoro una preziosa opportunità per ri-animare la sua femminilità tramite trattamenti rivolti al “Pavimento Pelvico”, e imparando ad ascoltare il proprio corpo attraverso la conoscenza, il respiro ed il movimento.
La terapia chirurgica va considerata in ultima analisi quando il quadro patologico non risponde a nessuna terapia.
A VOLTE LA SOLUZIONE È A PORTATA DI MANO.